I said, goddamn!

Dannato guardiacaccia infernale.
Un povero professore ha bisogno di una serie di unghie animali e piume e altre robacce così per fare una stupidissima dimostrazione di cui non importa niente a nessuno, e lo stupidissimo guardiacaccia che poteva procurargliele non si vede da nessuna dannatissima parte.
Stava seriamente quasi per imprecare, cosa che personalmente avrebbe anche fatto, fosse stato in un posto da solo. Quindi, meglio trovarselo, il posto da solo.
Uno scalino dopo l'altro, nella speranza, magari, di avere anche un minuto per accendersi la pipa, suddetto povero professore stava salendo borbottante quanto un vecchio vaporetto le scale a chioccia che avrebbero dovuto portarlo in quella meraviglia all'aria aperta che era la torre della Guferia. Solo lui, qualche animale che se ne sarebbe altamente fregato della sua esistenza, tante macchie di urea in giro per terra e tante piume sparse e svolazzanti.
Un ambiente terribile, ma con l'abitudine che ormai aveva sviluppato per il disordine, le scale e le cime delle torri, poco importava.
Bastava che almeno stesse da solo a crogiolarsi nel suo senso di frustrazione e odio per chiunque fosse quel nuovo buffo guardiano degli animali e di tutta quella roba che non si faceva trovare dove doveva.
Stupido vecchio scemo che era. Magari con una barba pregna di giallognolo e terriccio e schifezze, e magari anche allunato come il precedente.
Dannate siano quel genere di persone. Branco di inutili ignoranti.

E pam, patapam, bam, bum.

Una serie di tonfi regolari, seguiti da quelle che sembravano imprecazioni a mezza bocca e tramestio di metallo.

Una gamba magrolina infagottata nel jeans spuntò sulla porta, seguita da una colonna pericolante di scatoloni, scatoline e gabbiette varie, il tutto ripieno di strambe creature azzurrognole, più una salamandra estremamente grassa in cima.

Una testolina arruffata s'affacciò dal mucchio, due ciuffi negli occhi.

"Eh, professor.." un attimo di silenzio in quella vocetta stridula e sbuffante, che si sente, poco je frega ".. Plumber; le ho portato quel che le serviva, scusi il ritardo, ma provi lei a strizzare lo scroto di un Thestral, insomma non è facile, non sono animali collaborativi, sa..."

Tutto questo delizioso monologo sui testicoli di Thestral senza vederlo, eh.

Era ormai andato nel mondo dei calcoli e del sano brainstorming, appollaiato come il migliore dei gufi, in piena mimetizzazione, sul ciglio del muretto, a farsi i fattacci suoi, quando una buffa figura - accettabilmente carina, orribilmente sporca - lo raggiunse sommessa, con l'aria di chi ha faticato tanto per arrivare fin lì. Ed effettivamente, a guardare tutta la roba che s'era portata dietro, dagli torto.
...Ma poi, chi diavolo era. A chiamarlo Plumber, a parlare come qualcuno a cui avesse chiesto qualcosa.
"...Fraser - La corresse, interdetto, a debita distanza da quel delirio di gabbie e capelli arruffati - E lei sarebbe...?"
Una faccia conosciuta, giusto appena appena, ma chi diavolo era.

Mollò la roba a terra, si tolse i capelli dagli occhi, lo guardò un attimo interdetta col sopracciglio alzato.

"... Il guardiacaccia?"

Insomma sì, sarà giovane, sarà piccoletta, ma come ci discute lei coi centauri...

E poi anche te, Plumber, Fraser, non è che sei un vecchiardo, tu quelli di Divinazione li immagini vestiti come Sai Baba e pettinati come Cleopatra e invece questo sembra uscito da un servizio di Vogue sul matrimonio dell'anno...

Come cameriere però.

Il che? No, dai. Mica se lo immaginava come una lesbica mancata, il guardiacaccia.
Anche, ma l'idea principale, se proprio dovesse essere una donna, era una specie di figlia dei fiori in una scenetta alla American Beauty, con i peli di topo al posto dei petali di rosa, e comunque non era una bella visione.
"...Oh."
Cara, se sei spiazzata, qui siamo in due.

Vabè, ora possiamo anche smetterla, no?

Si chinò a prendere due o tre scatole, mentre la salamandra le saliva pigramente sul polso e si arrotolava intorno alla manica della maglia.

"Quindi, le ho portato quello che le serve..."

Che poi questo devo averlo già visto... mio professore non era, no, mi starebbe già sorridendo imbarazzato per i miei brutti voti.. no, l'avrò visto a qualche esame, forse?
Speriamo solo che nessuno si ricordi di quanto la Scott fosse una capra ignorante.

La vide chinarsi, seguendola bene con gli occhi, studiandone il viso cercando di essere il più discreto possibile. Dove diavolo l'aveva già vista, quella lì. Dove. Lì dentro? Possibile, sì, ma una ragazzina del genere, quanti anni avrà avuto, una ventina? E lui che aveva ricominciato a bazzicare lì dentro solo da poco, era impossibile averle insegnato... No, no, l'aveva vista prima. Ma quando.
Si buttò giù a cercare di fare l'impressione più credibile di qualcuno che ti aiuta, approfittandone per guardarla meglio, accennare al sorriso di situazione, e cacciar fuori il miglior carisma che potesse coprire quel suo generico fastidio dato dalla presenza altrui.
"So bene che è pessima educazione ed il peggior modo di introdurre la mia persona, ma, e la prego non si offenda, quanti anni ha?"
Oh, su, copriamo la maleducazione con tanti bei paroloni. Magari funziona.

Si tirò su con le scatole sotto un braccio, tirandosi su la manica con l'altra mano, la salamandra allegramente appisolata sul polso.

Ma guarda un po' te, signor Idraulico. Mi fai sfacchinare sulle scale, mi guardi manco fossi uno scherzo della natura, e mò chiedi pure l'età... eh no, eh no, non si fa così.

Lo guardò sempre più interdetta, 'sto bel tipo dagli zigomi assassini.

"... 26"

Ora magari mi chiedi pure che voti ho preso ai G.U.F.O? Eh, eh?

Si rialzò di scatto, smettendo di aiutarla, portandosi una mano alla bocca in riflessione.
Ventisei, lui ne aveva trentuno, cinque anni di differenza, meno tre, più due, radice quadrata, calcola l'area del cubo...

Ma non era che...
"...Sei quella che faceva esplodere anche i libri, tu? Ma sì, la matricoletta... com'è che ti chiamavi..."
Ciao ciao convenevoli, benvenuta aria antipatica e saccente, e possibilmente nonnismo.

Ah, eccoci qua.
Figurati, se qualcuno non se l'era segnata quella figuraccia...

"Joanna Scott" gracchiò di malavoglia, con una smorfia irritata "... signor Plumber"

Beh, almeno questa soddisfazione minuscola di storpiargli il cognome se la poteva concedere, con un brillio malizioso negli occhi.
Ma ciao, signor Mario!

Si tirò via la salamandra dall'avambraccio, pulendosi poi sui jeans già macchiati di quel che sembrava, dall'odore, spray antiruggine.

"Sì, sì, sì" Annuì, con aria soddisfatta.
"Come no. La ragazzetta strana da Cardiff, no? Ci si diverte ancora un mondo, lì?"
Se si doveva sentir chiamare idraulico, quantomeno concedetegli un minimo di nonnismo.

Scopritelo da solo, idraulico con sfera di cristallo annessa.

Cardiff.
La noia pura fin dall'anno mille, solo per voi.

La smorfia sul viso si faceva sempre più evidente, aggiungiamoci pure una voce da bimbetta per fargli il verso.

"Ooooh sì, da pazzi" si grattò l'interno del gomito "Mi può ricordare dov'è che ci siamo già visti, signore?"

Insomma, sicuro l'aveva visto in 'sta palla di scuola, ma dove? Chi era costui?

Straordinariamente, quella presenza lo faceva tornare ai modi di fare ruvidi di quando era ancora frequentante. Aaah, i bei tempi.
"Facevo il terzo o quarto anno, quando sei entrata"
E per quanto fosse urticante nelle sue considerazioni e nei suoi modi, per una volta l'ampio sorriso che aveva stampato in faccia era genuino. Che allegria, davvero.

"Niente di eccezionale, se non mi ricordo la tua faccia"

Teeenera, borbottii a mezza bocca.

E che vuoi, adesso? Rimembrare i tuoi bei tempi di ragazzo che segue l'aquilone?